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Far posare il pensiero sugli avvenimenti che devastano la nostra società, attraverso l'arte, con una forma di provocazione attraverso l'espressione della figura umana che non serve per mostrare le grazie, le forme o la bellezza di un corpo femminile, ma qualcosa di più importante che sovrasta l'apparenza veniale in funzione di una realtà molto più cruenta, composta da tematiche altamente sociali che sfociano quasi sempre in drammi irreparabili, spesse volte perfino nella morte.

/Pensieri

 

Medico Chirurgo Dott. Francesco Loreti Romantin                                       Dott.ssa Vera Gionta

 

Psicologa Dott.ssa Loredana Mosca

                                                                                                                                    Avv. Vincenzo Coccia

 

Giornalista Stefano Pandolfi

                                                                                                                                                       Anna Maria Vona

 

Giuseppe Scognamiglio

La scintilla di DIO                                                                                                        Prof. Salvatore Vallario

 

 

 

 

 

1. ALCOLISMO                                                   fonte: Quotidiano on line lettera 43

L'alcol continua a uccidere e far male. Il calo dei consumatori registrato nel 2010, annunciato l'11 aprile 2012 dall'Istat e confermato il 12 aprile da Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol Cneps dell'Istituto superiore di sanità, non può comunque far abbassare la guardia: ogni anno in Italia sono circa 20 mila le morti causate dall'alcol.TEENAGER A RISCHIO. Chi rischia di più sono i giovani tra gli 11 e i 25 anni, con il pericolo che aumenta nei momenti e luoghi di aggregazione, come andare a concerti, in discoteca, eventi sportivi, cinema e associazioni culturali. Ma a influire sulle cattive abitudini sono anche i social network, dove la dimensione virtuale della socialità dei giovani è un ulteriore fattore che incrementa la probabilità di un consumo alcolico a rischio. In questo quadro destano non poche preoccupazioni e critiche i 65 milioni di euro investiti per promuovere le bevande alcoliche sul web.L'ALCOL NE UCCIDE PIÙ DELLA DROGA. L'alcol uccide 20 volte più della droga (quasi mille decessi l'anno), e quattro volte più degli incidenti stradali (5mila circa). «Nel 2007 la stima della mortalità alcol-correlata in Italia ha evidenziato che il 4,4% dei decessi tra gli uomini e il 2,5% tra le donne era legato al consumo di alcol per un totale di 20.102 morti evitabili se ci fosse stato un corretto atteggiamento nel bere. A queste cifre vanno aggiunte le morti dei minori di 20 anni, che condurrebbero ad una stima complessiva di almeno 30mila decessi alcol-correlati», ha affermato Scafato.In Europa nella fascia d'età 15-29 anni, il 25% dei decessi registrati tra i ragazzi e il 10% tra le ragazze è causato dal consumo rischioso di alcol.L'ITALIA SPENDE 11 MILA MILIONI PER GLI ALCOLIZZATI. E i danni causati dall'alcol costano non poco all'Italia: «Undicimila milioni di euro per gli effetti sulla salute e sulla sicurezza, costi riferibili anche ai 4 milioni di ubriachi e binge drinker. Per loro non c'è da attendere la cirrosi o l'incidente alcol-correlato. C'è la perdita del lavoro, della sicurezza sociale ed economica, della famiglia, degli affetti e la perdita del 10-20% di capacità mnemonica o di orientamento».

 

2. DROGA 

Droga, 250 mila morti l'anno                    fonte Famiglia Cristiana 10/01/2012

In tutto il mondo, secondo uno studio della rivista "Lancet", circa 200 milioni di persone fanno uso di droghe. E 250 mila perdono la vita per l'abuso di sostanze stupefacenti. Non è incoraggiante il quadro che emerge dalla ricerca del National Drug and Alcohol Research Centre dell’Università del New South Wales di Sydney, appena pubblicata sulla rivista Lancet: circa 200 milioni di persone nel mondo, da un minimo di 149 ed un massimo di 271 milioni, fanno uso di droghe. Questo significa che sono consumate da 1 persona su 20 nella fascia d'età 15-64 anni, senza dimenticare che potrebbe trattarsi di un dato sottostimato, visto il carattere di illegalità del commercio delle sostanze tossiche. Le droghe considerate nell’indagine sono gli oppioidi, le amfetamine e la cocaina, mentre rimangono fuori alcool e fumo.Gli autori dello studio fanno notare che a causa delle conoscenze limitate sull’uso e la natura dei danni correlati, non sono mai stati valutati, inoltre, gli effetti negativi di altre sostanze quali MDMA (ecstasy), droghe allucinogene, sostanze inalanti o l’utilizzo non-medico di benzodiazepine (come il valium) o degli steroidi anabolizzanti.Nello specifico dell’indagine, emerge che 125-203 milioni di persone nel mondo usano la cannabis, 14-56 milioni le amfetamine, 14-21 milioni la cocaina e 12-21 milioni gli oppioidi. La cannabis è consumata principalmente in Australia e in Nuova Zelanda, mentre l’uso degli oppioidi, inclusa l’eroina, è più forte nel vicino e medio Oriente. La cocaina è consumata, invece, soprattutto in Nord America.I rischi maggiori associati al consumo sono sostanzialmente quattro: il rischio overdose o, più in generale, di tossicità immediata subito dopo l'uso, quello di incidenti connessi alla reazione immediata della sostanza, la dipendenza, gli effetti a lungo termine sulla salute. Rimane estremamente alto il numero di morti per droga: ogni anno nel mondo 250.000 persone perdono la vita a causa degli stupefacenti, contro le 2,25 milioni di vittime per l’alcool e i 5,1 milioni di morti per il tabacco.E’ una quota enorme in termini di vite umane e occorre non abbassare la guardia sui programmi di prevenzione e recupero. Gli autori precisano, inoltre, che non esiste alcun metodo standard per stimare la vera dimensione dei consumatori di droghe illecite, e che nessun metodo è appropriato per tutte le sostanze stupefacenti o per tutti i paesi.

 

LAVORO DELLE FORZE DI POLIZIA

Le statistiche sono disagianti, nonostante le forze di polizia, ogni giorno sono impegnate nel contrasto di questo fenomeno, con il sequestro di enormi quantitativi di droga, le cifre delle vittime della droga rimangono comunque alte. Sembra una lotta senza fine, eppure lo scorso anno sono stati registrati 27 mila arresti, effettuati 393.457 sequestri tra eroina, cocaina e marijuana e 589 vittime solo nell'ultimo anno. Mentre tra il 2009 e il 2010 i decessi per droga sono stati 374, e più di 1000 nel 1999. Un numero consistente senza considerare i numeri dei decessi che hanno causato gli incidenti stradali perché avevano fatto uso di droga o di alcol oppure di entrambi. A questi numeri bisogna aggiungerne ancora altri, i decessi che avvengono in merito alla produzione e al narco-traffico della droga. Negli ultimi 10 anni in Messico sono stati uccisi 65 inviati tra cui giornalisti, 11 desaparecidos e 16 attacchi contro le sedi di giornali. Una vera e propria guerra scatenata dai narcos contro chi prova a indagare. Un lavoro immane che coinvolge il mondo intero per le numerose stragi, ma a quanto pare il problema rimane. Gli interessi sono davvero tanti e coinvolgono tutti.

 

 

3. PROSTITUZIONE

Citta' del Vaticano, 11 Aprile 2014           fonte: (Zenit.org) Redazione | 168 hits

In occasione del convegno promosso in Vaticano contro la tratta di esseri umani, conclusosi ieri, Papa Francesco ha incontrato in privato quattro donne costrette in passato a prostituirsi. Provenienti da Argentina, Cile, Ungheria e Repubblica Ceca, le donne portano dentro di sé le ferite delle violenze subite ma anche di esperienze traumatiche. Ad esempio, esser state obbligate a prestarsi come corriere della droga o esser state coinvolte in attività di criminalità organizzata. Le quattro vittime hanno poi trovato il coraggio di denunciare le loro situazioni di schiavitù e i propri sfruttatori e intrapreso un percorso di recupero.

 

La tratta in Italia e nel mondo Fonte: Abele e Caritas Italiana novembre 2008

Per l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo/Oil) sono 12.300.000 le persone sottoposte a sfruttamento lavorativo, sessuale e schiavitù nei cinque continenti. Tra queste, ogni anno, circa 800.000 persone sono trasportate oltre i confini nazionali per essere sfruttate in altri Paesi. L’80% delle vittime è costituito da donne e ragazze, in più del 50% dei casi minorenni.

L'Italia è un Paese al primo livello, perché il Governo italiano, oltre ad aver raggiunto gli obiettivi minimi, ha posto in essere, con l’articolo 18 del TU sull'immigrazione, un forte strumento a sostegno e protezione di chi denuncia gli sfruttatori. Anche le severe pene comminate ai trafficanti di esseri umani (da 8 a 20 anni di carcere) hanno contribuito al buon giudizio espresso dall'Osservatorio degli Stati Uniti, nonché l’operazione "Spartaco" che tra ottobre 2006 e gennaio 2007 ha portato all'arresto di 784 persone e all'apertura di indagini su altre 1.311.

 

4. VIOLENZA SULLE DONNE                  fonte: LA STAMPA 4/3/2013

È quasi sempre tra le mura domestiche, nel rapporto con il marito o il convivente o l’ex, e avviene sempre di più davanti ai figli, testimoni atterriti che poi a loro volta potranno diventare carnefici. La violenza sulle donne è un fenomeno che in Italia non diminuisce e si connota sempre più come violenza fisica: a testimoniarlo, le 124 donne ferocemente uccise nel 2012 in nome di un «amore» malato e assassino. La violenza fisica aumenta dal 18% al 22%: ma questa non è mai sola poiché la violenza psicologica, le minacce e la violenza economica sono altri comportamenti ad essa connessi. La dipendenza economica risulta un fattore determinante sia nell’espressione della violenza di genere attraverso forti restrizioni economiche e una totale gestione del denaro da parte del partner, sia nel rendere ancora più faticoso, se non impossibile a volte, l’allontanarsi, per la donna, dal contesto violento.

Inoltre la preoccupazione di non poter sostenere economicamente i propri figli diventa la catena che costringe la donna a rimanere nella violenza e, soltanto quando sono i figli stessi ad interporsi tra la madre e il violento nel tentativo di difenderla o quando vengono direttamente coinvolti nelle azioni violente, la donna trova la motivazione e il coraggio di rischiare e fuggire. La situazione si aggrava nel caso di convivenza (arrivata oggi al 37%) anche per la mancanza di leggi che la tutelino. Sale dal 13% al 18% la percentuale di donne che ammettono la debolezza come motivazione che le ha spinte per anni (1-5 anni: 35%, dai 5 ai 20 anni: 34% e oltre i 20 anni: 12%) a sopportare la situazione di violenza: finalmente la donna inizia a riconoscere i danni su se stessa della violenza vissuta. Durante le consulenze le donne affermano di essersi accorte che la perdita di autostima e l’insicurezza che provano sono diretta conseguenza di anni di vessazioni e umiliazioni subite. Diminuisce anche dal 14% all’11% la convinzione di tollerare la violenza per amore.

 

5. VIZIO DEL GIOCO                           fonte www. benessere.com

La dipendenza del gioco d'azzardo a cura della Dott.ssa Monica Monaco

Il gioco d’azzardo patologico è una delle prime forme di “dipendenza senza droga” studiate che ha ben presto attratto l’interesse della psicologia e della psichiatria, ma anche dei mezzi di comunicazione di massa, degli scrittori e dei registi, al punto che si continua spesso a riparlarne in relazione alle sue conseguenze piuttosto serie sulla salute ed in particolare sull’equilibrio mentale che questo tipo di problema è in grado di produrre. Nella ludodipendenza il vero senso del gioco, attraverso cui si può costruire e scoprire il Sè - quello che vuol dire libertà, creatività, apprendimento di regole e ruoli, sospendendo le conseguenze reali - viene completamente ribaltato per trasformare la cosiddetta “oasi della gioia” in una “gabbia del Sé”, fatta di schiavitù, ossessione, ripetitività.

 

6. POVERTA'                                             fonte: LA STAMPA 29/10/2013

La recessione ha determinato «gravi conseguenze» sull’intensità del disagio economico: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Lo rileva l’Istat. Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minori. Aumentano le famiglie che comprano meno: il 65%.

«La recessione ha determinato gravi conseguenze sulla diffusione e sull’intensità del disagio economico nel nostro Paese: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta è raddoppiato». Lo ha ricordato il presidente dell’Istat, Antonio Golini, ascoltato dalle commissioni Bilancio di Senato e Camera sul Ddl di Stabilità. «In particolare - ha aggiunto - nell’ultimo anno, l’aumento si estende anche a fasce di popolazione che, tradizionalmente, presentano una diffusione del fenomeno molto contenuta grazie al tipo di lavoro svolto e/o al secondo reddito del coniuge». È inoltre «ulteriormente peggiorato l’indicatore di grave deprivazione materiale che aveva mostrato un deterioramento già nel 2011 e che è raddoppiato nell’arco di due anni. Quasi la metà dei poveri assoluti (2 milioni 347 mila) risiede nel Mezzogiorno (erano 1 milione 828 mila nel 2011). Di questi oltre un milione (1,058) sono minori (erano 723 mila nel 2011) con un’incidenza salita in un anno dal 7 al 10,3 per cento».

Golino rileva anche che «le difficoltà delle famiglie si riflettono anche nella composizione degli acquisti, che ha visto un incremento del peso dei prodotti di qualità e prezzo inferiori rispetto a quello del periodo pre-crisi. Nel primo semestre 2013, il 17 per cento per cento delle famiglie (1,6 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2012 e 4,9 punti percentuali in più dei primi sei mesi del 2011), dichiara di aver diminuito la quantità di generi alimentari acquistati e, contemporaneamente, di aver scelto prodotti di qualità inferiore. Un’evidenza simile si osserva nel caso dell’abbigliamento e delle calzature: la quota di famiglie, che ha limitato la quantità e la qualità dei prodotti acquistati sale dal 12,6 per cento del primo semestre 2011 al 18,3 per cento della prima metà del 2013».

 

POVERI MA  TRISTI                                      ad maiora una semplice persona che crede ancora nei valori

Che cos’è la povertà? Una volta, nella società tradizionale, coincideva con una condizione di privazione materiale, cioè  non disporre delle cose essenziali per vivere . Oggi, nella società consumistica, qualcosa è cambiato. La  disponibilità di beni è aumentata: sempre più persone possono disporre di merci e servizi per rendere più comoda la vita. In rapporto  all’ieri, dovremmo essere tutti, cioè la maggioranza, più ricchi o, almeno, non più poveri. In effetti non è così! Perché? Diversi i motivi. Tra questi la ridefinizione del rapporto tra  beni e benessere. L’equazione originaria più beni  disponibili= migliore qualità della vita appare sensibilmente cambiata, soprattutto alla luce del crescente divario economico tra masse di persone  non abbienti, impoverite dalla continua contrazione dei redditi da lavoro dipendente, e ristrette élites che, grazie al profitto  delocalizzato, alla speculazione finanziaria e, per una parte in espansione, al circuito dell’economia illegale,   vivono un privilegio economico e sociale   . E se il marketing globale, nel quale respiriamo quotidianamente la nostra vita, liberalizza il credito come mezzo per  il facile accesso alle merci, il risultato non può che essere un crescente indebitamento . Due facce della stessa medaglia: a fronte di  un  grave  impoverimento dei più, la società dei consumi propone la soluzione del pagamento dilazionato, spalmato nel tempo, dietro il quale si svolge l’ansiosa rincorsa di quanti, e non  sono pochi, scelgono di salire sulla giostra . E’ una doppia realtà: le luci del benessere vengono oscurate dall’ombra speculare del malessere. Mentre consumiamo beni e servizi che ci dovrebbero alleggerire  l’esistenza, rendendola più comoda, sosteniamo la fatica e l’affanno di risolvere il debito che appesantisce i nostri bilanci. L’azione pubblicitaria e l’immaginario commerciale,  impegnati con potenti mezzi, in ogni istante e senza interruzione, a rappresentare un mondo effimero e deformato ad uso e consumo degli interessi dei poteri economici piccoli e grandi, determinano un appannamento generale delle coscienze che mescola vita e consumo, esistenza e lavoro. Che cos’è, quindi, oggi la povertà? E’ una nuova condizione, in cui,  alla maggiore disponibilità di beni e servizi si affianca, per sostenere il debito generato dall’impoverimento diffuso, una fatica fisica e spirituale,che rende la maggioranza di noi tutti non solo più poveri, ma anche più tristi. E’ un po’ come andare a letto la sera e, pensando a come è stata la giornata, ricordare solo ciò che abbiamo fatto al lavoro, cosa abbiamo acquistato al supermercato, quanto tempo abbiamo passato in auto nel traffico, le prossime bollette da pagare  e magari, nell’ attimo prima di addormentarci, proporci, per il fine settimana, di leggere un libro o ascoltare musica o ammirare un paesaggio o dedicare del tempo alle persone care. Buona notte!!

 

 

7. INGIUSTIZIE NELLO SPORT                              Ad maiora Un semplice Atleta Olimpionico

I valori dello sport sono l’amicizia, la lealtà, la solidarietà, l’impegno, il coraggio, il miglioramento di sé, la pace. Si tratta di ideali universali, validi per tutti e in ogni tempo. C’è un ‘espressione che riassume in sé tutti questi concetti: è Spirito Olimpico.

Fin da bambino sono stato educato verso questi valori e sono cresciuto col sogno olimpico. Come tutti i bambini ho praticato diversi sport prima di incontrare, nel settembre 1984, quello che poi avrebbe permesso di far avverare il mio sogno. Da quel giorno del 1984 è iniziata la mia carriera sportiva, ho partecipato a 2 mondiali juniores , 11 campionati del mondo assoluti, ottenendo 2 medaglie d’oro e due di bronzo, centinaia di gare internazionali, ho vinto oltre 30 campionati Italiani assoluti ma soprattutto si è avverato il mio sogno di bambino……partecipare alle Olimpiadi ….ed ecco Atlanta 1996. Ovviamente visti i risultati ottenuti ai mondiali juniores, molte società importanti di quello sport si interessarono a me ed io nel 1991 decisi di entrare far parte della più importante. In quella società ho svolto tutta la mia carriera professionistica durata più di vent’anni.

I risultati che ho elencato sopra li ho ottenuti per quella sola società.

Gli anni passano, la favola continua, vengo insignito con i più alti riconoscimenti sportivi tra cui la medaglia d’oro al valore sportivo ma purtroppo il finale non è stato a lieto fine.…….. Ebbene dopo una carriera sportiva ultraventennale ad altissimi livelli senza nessuna macchia, la società che nel 1991 mi aveva quasi pregato per tesserarmi, che col passare degli anni mi aveva incentivato a non andare via facendomi allenare le giovanili in quanto il mio know how era di alto livello, la stessa società alla quale avevo dato 20 anni della mia vita e per la quale appena un anno prima avevo vinto un titolo mondiale ed un mese prima un campionato Italiano mi ha detto..… grazie di tutto non abbiamo più bisogno di te….....

Pensate è come se oggi l’Inter dicesse a Capitan Zanetti….grazie di tutto quella è la porta.

Ed i valori dello sport come il sacrificio, l’impegno, la lealtà, la solidarietà ai quali io credevo fin da bambino e che io stesso stavo trasmettendo ai giovani che allenavo dove sono andati a finire?.........…..… I miei 30 anni di esperienza sportiva ad alti livelli all’improvviso svaniscono nel nulla……….ecco questa per me è stata UNA GRANDE INGIUSTIZIA SPORTIVA.

Adesso io, che quei valori li conosco davvero, mi sono rimboccato le maniche ed a 44 anni ho iniziato una nuova avventura lavorativa totalmente diversa da quella sportiva e mi trovo a raccontare questa storia a nuovi colleghi di lavoro increduli di lavorare con una persona con una una carriera sportiva come la mia…..………………..…ma questa è………… e sarà un’altra storia.

 

8. PEDOFILIA                                                fonte: Repubblica.it 11 aprile 2014

CITTA' DEL VATICANO - Usa parole dure il Papa e chiede perdono per la prima volta in maniera così esplicita a nome della Chiesa per i sacerdoti che si sono macchiati di pedofilia. Lo fa incontrando la delegazione dell'Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia. Le sue parole richiamano il 'mea culpa' a nome della Chiesa che Joseph Ratzinger pronunciò il 12 giugno 2010."Nessun passo indietro". La riflessione è partita innanzitutto dagli abusi commessi su minori da esponenti della Chiesa. Mi sento chiamato a farmi carico" e "a chiedere perdono" per il male che alcuni sacerdoti "hanno compiuto, per gli abusi sessuali sui bambini", ha detto il pontefice, assicurando che non verrà fatto nessun "passo indietro" nel "trattamento di questo problema" e nelle "sanzioni". "La Chiesa è cosciente di questo danno! E' un danno personale e morale loro... ma di uomini di Chiesa! E noi non vogliamo compiere un passo indietro in ciò che riguarda il trattamento di questo problema e le sanzioni che devono essere comminate. Al contrario credo che dobbiamo essere molto forti! Con i bambini non si gioca!".

Pedofilia, Papa Francesco riceve Ban Ki-Moon per evitare nuova condanna Onu

 

                                                                           fonte: Il fatto quotidiano 09 maggio 2014

 

L'incontro in vista del 23 maggio, quando è atteso il secondo rapporto del Comitato sui diritti dell'Infanzia dopo il durissimo atto d'accusa di febbraio. La difesa della Santa Sede incentrata sugli 848 preti ridotti allo stato laicale per aver commesso abusi.

 

 

9. MALTRATTAMENTO DEI MINORI             fonte sito Unicef

In Italia, dai dati del Ministero dell’interno, Direzione Centrale della polizia criminale, risalenti al 2008, è emerso che i minori vittime di abuso sessuale sono 389 per violenza sessuali, 373 per atti sessuali con minore, 168 per corruzione di minorenne, 127 per prostituzione minorile, 329 per pornografia minorile. Hanno un'età compresa tra 0 e 14 anni, sono di nazionalità italiana e, nella maggior parte dei casi, conoscono la persona che li molesta, spesso appartenente al nucleo familiare o ad esso vicina.

 

Corriere della Sera Cronaca di Roma         fonte: 15.05.2013

Maltrattati e derisi, picchiati e umiliati in classe. Una maestra e la coordinatrice dell'asilo San Romano - scuola comunale per l'infanzia in via di San Romano 93, nel quartiere Portonaccio a Roma - sono state arrestate mercoledì mattina dalla polizia per maltrattamenti e percosse a bambini di quattro anni. L'insegnante Franca Mattei, 63 anni, e la dirigente Maria Rosaria Citti, 57 anni, sono ora ai domiciliari per maltrattamenti e percosse: la prima per aver commesso i reati, l'altra per non averli impediti né denunciati.

L'ARRESTO - Sorrideva con sarcasmo di fronte agli agenti, durante l'arresto, la maestra arrestata dalla polizia. È quanto si è appreso da ambienti investigativi. La direttrice della scuola, invece, è apparsa sbigottita al momento dell'arresto e credeva che si trattasse di uno scherzo o di un'inganno. «Non siete poliziotti veri», avrebbe detto. Le donne arrestate sono sposate e hanno entrambe delle figlie. A parlare delle violenze a qualche genitore, in una classe di una ventina di alunni, sarebbero stati anche alcuni bimbi.

 

                                                                                fonte la Nuova Olbia 27.07.2013 OLBIA.

Costringevano i bambini a mangiare con la forza, non esitando a strattonarli o rinchiuderli in una stanza, in una scuola materna privata a Olbia. Maltrattamenti a piccoli tra i 2 e i 5 anni che sono stati scoperti dai Carabinieri grazie a delle telecamere nascoste dopo la segnalazione di alcuni genitori. La scuola privata, gestita da un'insegnante di 60 anni, si trova in via Fera, proprio a due passi dalla stazione dei carabinieri, che venerdì con un blitz hanno posto i sigilli alla struttura - su disposizione del gip di Tempio Pausania - denunciando la donna e altre sei maestre, fra i 23 e i 38 anni, tutte di Olbia. Devono rispondere del reato di abuso dei mezzi di correzione continuato nel tempo.

 

Studio ONU sulla violenza contro i bambini - Statistiche                    fonte UNICEF

Almeno 53.000 bambini sono stati assassinati nel 2002 in tutto il mondo

Tra il 20 e il 65% dei bambini in età scolare dichiarano d'esser stati vittime di atti fisici o verbali di bullismo nei 30 giorni precedenti l'intervista

150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati sottoposti nel 2002 a rapporti sessuali forzati o ad altre forme di violenza che includono il contatto fisico molesto

Un numero variante tra 100 e 140 milioni di donne e ragazze hanno subito, su scala mondiale, una qualche forma di mutilazione o taglio dei genitali. Nell'Africa Sub-Sahariana, Egitto e Sudan ogni anno 3 milioni di donne e bambine sono sottoposte alla mutilazione o taglio dei genitali femminili

Nel 2004, 218 milioni di bambini sono stati coinvolti nel lavoro minorile, di cui 126 milioni in attività lavorative rischiose . Stime del 2000 indicano che 5,7 milioni di bambini risultavano coinvolti in attività lavorative forzate o imposte loro per l'estinzione di un debito (bonded labour), 1,8 milioni nel giro della prostituzione e della pornografia, circa 1,2 milioni risultavano vittime del traffico di minori

Il tasso di omicidi di bambini nel 2002 era due volte maggiore nei paesi a basso reddito di quello registrato nei paesi ad alto reddito (ad es. 2,58 contro 1,21 su una popolazione di 100.000 persone). I tassi più alti di omicidio si rilevano durante l'adolescenza - tra i ragazzi - di età compresa tra i 15 e 17 anni (3,28 per le ragazze e 9,06 per i ragazzi) e nei bambini tra 0 e 4 anni (1,99 per le bambine e 2,06 tra i bambini)

 

 

 

 

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