
Il tema nell'immagine /ideato da Giuseppe Scognamiglio
Mostra fotografica
Insieme all'arte per scuotere
l'animo umano

'Dott.ssa Vera GIONTA
Dott.ssa Vera GIONTA
LAUREA IN SCIENZE POLITICHE
Ind. Politico Amministrativo
St :04022-Fondi (LT) Corso Appio Claudio, 59
Tel. 392.29.59.999 - Fax. 0771.52.30.69
e-mail: vgionta@gmail.com
STALKING E OLTRE
Premessa
Partendo dalla definizione del termine inglese, si tenterà di approfondirne il significato dal punto di vista relazionale e comportamentale. Non verranno tralasciati i lati più oscuri e forieri di sofferenza a cui va incontro la vittima di stalking.
Tra questi la perdita della propria libertà , condizionata dai comportamenti petulanti e ossessivi dei quali è bersaglio, fino al rischio di morte. Il nefasto esito può sopraggiungere inaspettatamente oppure dopo ripetute avvisaglie, a seguito di accanimenti persecutori da parte dello stalker (il persecutore).
Quando la morbosità diventa reato
Il termine inglese "stalking" - suggerito dalla letteratura scientifica specializzata in tema di molestie assillanti - intende riferirsi a un insieme di comportamenti criminali, come ad esempio:
-
perseguitare in modo ossessivo un'altra persona,
-
mettere in atto appostamenti nei pressi della dimora della vittima,
-
pedinamenti,
-
telefonate non gradite e ripetute, accompagnate da:
-
sms o altre forme scritte, come lettere o bigliettini lasciati nel portone di casa o sul tergicristallo dell'automobile della vittima.
Tutto ciò compone il vasto quanto "variegato" set di comportamenti morbosi messi in atto da parte del persecutore. Si tratta dunque di uno script comportamentale reiterato, finalizzato all'intrusività nella vita di un'altra persona desiderata, bramata o, come nella maggior parte dei casi, dalla quale ci si è separati.
Spesso la separazione non accettata né metabolizzata è alla base dell'attivazione dei comportamenti di stalking nel persecutore. Le attenzioni diventano così insistenti da limitare la libertà personale, psicologica e "pratica" di chi le subisce, relegando la vittima in uno stato di prostrazione e paura, fino a costringerla a ripetuti cambiamenti nello stile di vita.
Grazie alla Legge numero 38 del Codice Penale del 23 aprile 2009, lo Stalking oggi è un reato, perseguibile penalmente con condanne da 6 mesi a 4 anni di reclusione (articolo 612 bis).
Lo stalking: da comportamento deviante a reato
A distanza di 10 anni esatti dalla sua prima telefonata, nel 2009 lo Stalking è stato riconosciuto come un reato. La legge punisce tale crimine con pene detentive.
Queste si inaspriscono se il fatto è commesso:
-
da parte di un coniuge legalmente separato o divorziato,
-
da persona legata alla vittima da una relazione affettiva,
-
a danno di un minore,
-
a danno di donna incinta,
-
a danno di persona disabile.
Da un recente sondaggio dell'Osservatorio Nazionale Stalking e Osservatorio sulla Violenza Psicologica (O.N.S.) condotto a livello nazionale (gennaio - ottobre 2011) su un campione di 400 studenti provenienti da alcuni istituti superiori di età media 16 anni è emerso che:
-
il 65% circa, conosce il termine stalking;
-
il 25% circa, denuncerebbe lo stalking;
-
il 45% circa, si rivolgerebbe a dei centri specializzati;
-
il 10% circa, è vittima di stalking a scuola (75% sesso femminile - 25% sesso maschile);
-
il 3% circa, è vittima in altri contesti, essenzialmente in famiglia;
-
il 15% circa, è vittima di violenza Psicologica;
-
il 4% circa, è autore di stalking (70% circa sesso maschile - 30% circa femminile).
Dalla ricerca epidemiologica dello stesso Osservatorio Nazionale sullo Stalking, si legge che:
-
Lo stalking non è un fenomeno sconosciuto tra i giovani.
-
Un italiano su 5 è vittima dello stalking.
Tale dato, come fa notare O.N.S., corrisponde al 20% della popolazione nazionale. -
La maggior parte delle vittime non denuncia l'abuso di persecuzione subito.
-
Le vittime sono tendenzialmente portate a non rivolgersi alle forze dell'ordine per denunciare le molestie subite. Sentono di non poter essere tutelate nella fase successiva alla denuncia, inoltre, c'è anche l'intenzione, più o meno consapevole, di voler aiutare il persecutore che nella maggior parte dei casi è un conoscente o ex partner.
-
Altro fatto allarmante è che la legge non prevede il "patrocinio gratuito per tutte le vittime, né un percorso Psicologico di sostegno al persecutore.
-
Dopo la denuncia, talvolta anche dopo la condanna, 1 stalker su 3 continua a perseguitare la vittima. Spesso reitera il reato con intensità e ferocia maggiore.
Informazioni tratte dall'opuscolo informativo: "Stalking: il lato oscuro delle relazioni", Campagna nazionale prevenzione sulla violenza e lo stalking, 21-26 Novembre 2011.
Amare... da morire
Nell'attuale contesto storico-sociale si sta intensificando la violenza di coppia che si trasforma in atto criminale. Pensiamo ai casi in cui è veramente breve il passo che separa l'amore appassionato dall'ossessione amorosa.
L'amore non corrisposto e l'intensa frustrazione che ne deriva innescano - in persone con specifiche caratteristiche o meglio fragilità personali - l'esplosione della furia amorosa che può tradursi in comportamenti di stalking.
Il fatto di non accettare il rifiuto trasforma questo tipo di pretendente in criminale.
Nei casi più truci lo stalker reagisce commettendo un duplice omicidio: prima l'amata rifiutante e poi se stesso. Sono casi in cui "la morte" viene scelta come forma estrema di evitamento della separazione e quello che ne deriva è che: il 20 % degli omicidi ha avuto come prologo atti di stalking.
Informazioni tratte dall'opuscolo informativo: "Stalking: il lato oscuro delle relazioni", Campagna nazionale prevenzione sulla violenza e lo stalking, 21-26 Novembre 2011.
Lo stalking si costruisce su uno scenario relazionale fatto di comportamenti persecutori, tra pedinamenti e rifiuto della separazione.
I protagonisti sono lo stalker, con i suoi atti reiterati e irrispettosi, e la vittima.
L'evento stalking genera dalla sofferenza di chi non accetta la separazione dall'altro oppure non ne accetta il mancato coinvolgimento. Tutte le frustrazioni vengono proiettate sulla vittima designata, con le conseguenza immediata che la libertà di quest'ultima viene minata e limitata dagli atti persecutori subiti.
La relazione di stalking può anche innescarsi nei confronti di una persona ambita e mai avuta vicina. In questi casi il persecutore tenta l'impossibile per stabilire contatti frequenti e costanti con l'oggetto del desiderio.
Definizione di relazione sana e patologica
Le relazioni sentimentali "sane" sono costituite da uno scambio di energie positive tra i partner. Una coppia non si definisce sulla base del semplice incontro tra due persone, ma sulla qualità della relazione che intraprendono e coltivano nel tempo.
La scelta del partner, la condivisione di una famiglia e di una vita relazionale comune sono tutti aspetti che si dispiegano nel corso di una relazione sentimentale che prosegue nella maturità sia individuale che duale.
Possiamo definire questo un modo sano di vivere la coppia, certamente non priva di problemi, ma con la capacità da parte di entrambi i partner di affrontarli.
La relazione patologica invece è un tipo di rapporto in cui si perdono di vista questi aspetti di crescita, evoluzione e di reciprocità , lasciando spazio al soddisfacimento di esigenze ossessive e, per alcuni versi, perverse.
Lo stalking si colloca proprio su questo versante relazionale.
La coppia è assolutamente sbilanciata: vi è un partner - la vittima - posto in una condizione di "effetto gabbia" in cui viene soffocato e privato della propria libertà e l'altro partner - lo stalker.
Quest'ultimo rende la vita della vittima un "inferno".
L'assedio amoroso a cui la sottopone non le lascia più la possibilità di azione libera e incondizionata.
Ovunque vada e si volti trova l'ombra del suo persecutore che si materializza in pedinamenti, biglietti scritti e lasciati nel tergicristallo dell'automobile, nella cassetta della posta o altrove, telefonate e sms a raffica, caratterizzati da minacce o richieste di avvicinamento o di riavvicinamento.
In un'epoca in cui da oltre 30 anni è entrata in vigore la legge sul divorzio e si è arrivati alla parità dei sessi, sembra un anacronismo parlare di stalking. Ossia è difficile credere che oggi ci siano persone incapaci di accettare la separazione dall'altro, oppure il suo rifiuto.
Invece purtroppo lo stalking è un fenomeno di grande attualità , che contrasta con la liquidità sentimentale di oggi, dove i rapporti sono limitati nel tempo e nella progettualità .
In altri termini lo stalking è una reazione patologica alla non accettazione o rifiuto da parte dell'altro. Un paradosso se pensiamo che oggi le coppie "scoppiano" facilmente e le possibilità di scelta e cambiamento del partner sono assai elevate.
Relazione di stalking: come intervenire sul problema
Per quanto riguarda quella che potremmo definire la "riduzione del danno", relativamente al problema dello stalking, sarebbe il caso di intervenire in forma preventiva, facendo informazione volta a spiegare il problema e ad aiutare vittima e persecutore a riconoscerlo come tale e a affrontarlo adeguatamente.
L'informazione potrebbe avvenire sia con i mezzi di diffusione di massa (televisione, internet, riviste) - come del resto sta cominciando ad avvenire - sia con informazioni diffuse territorialmente da strutture pubbliche o private (consultori, studi professionali, poliambulatori, etc.).
E dal punto di vista della Clinica? Come è possibile intervenire?
Personalmente ritegno che nel caso specifico della vittima si possa pensare a un intervento terapeutico di tipo sistemico-relazionale, volto a esplorare e analizzare i ruoli e le funzioni che la stessa ha assunto nella sua esperienza di vita in precedenza all'evento attualmente subito.
Ricostruire il vissuto della vittima, nel suo ruolo di figlia, di moglie, di mamma... come si è posta in queste circostanze di vita, se ha più subito o agito tali ruoli, se a livello fantasmatico ci sono stati persecutori che hanno condizionato le sue scelte...
Capiti questi aspetti, è importante che la paziente acquisisca un "metodo" comportamentale adeguato per far fronte alle molestie del suo persecutore. Occorre quindi indirizzarla rispetto a ciò che deve e ciò che non deve fare. Ad esempio è fondamentale spiegare alla vittima come essere prudente, suggerirle di cambiare itinerari ed evitare di fermarsi in luoghi isolati e, al contempo, occorre infonderle sicurezze e non terrore.
È importante che la vittima non assuma atteggiamenti di comprensione e buonismo nei confronti del persecutore, aspettandosi in cambio, come forma di riconoscimento, un comportamento meno ossessivo di cui lei è il bersaglio.
È necessario che la vittima si comporti in maniera ferma nei confronti del persecutore, ad esempio ogni richiesta che questo avanza deve essere necessariamente rifiutata in maniera totale e mai parziale.
Nel lavoro con la vittima, lo Psicologo deve porsi in una posizione di ascolto, saperne accogliere e contenere lo sfogo.
La sofferenza che porta e manifesta non va mai sminuita.
La paura, la rabbia e, a volte, anche il senso di colpa insieme a un vissuto di impotenza sono gli stati d'animo da cui parte la richiesta di aiuto da parte di questa tipologia di pazienti. Uno tra gli aspetti peculiari che si riscontra nelle pazienti vittime di stalking è sicuramente la tenacia. Occorre tenacia per affrontare e arginare il problema che le sta investendo. Tale forza però va anche in direzione contraria. Infatti molte vittime continuano tenacemente ad assecondare il proprio persecutore pensando di migliorare così la situazione.
Con tutto questo dobbiamo fare i conti e capire che non sempre la vittima può seguire i tempi che lo Psicologo consiglia. Uscire da questa trappola che imprigiona la libertà non è affatto semplice proprio a causa della paura oppure a causa degli incastri "relazionali" con il persecutore. È pertanto necessario che lo Psicologo segua i tempi del paziente "imposti" dalla condizione mentale ed emotiva che lo stesso vive. È inoltre importante che il Clinico durante il lavoro terapeutico fornisca a questo tipo di paziente la possibilità di acquisire una buona componente di determinazione atta a definire certi confini tra sé e l'aggressore. Altro discorso è invece quando il paziente è uno stalker, ovvero colui o colei che ha iniziato, da più o meno tempo, ad agire comportamenti ossessivi e morbosi, in termini di molestie, nei confronti di un'altra persona. Perseguitare un altro individuo significa rinunciare a se stessi, al proprio stile di vita: al lavoro, agli hobbies, alla vita sociale. Tutta la vita dello stalker si organizza nel tentativo di riempire di attenzioni smisurate una persona, nonostante questa non le desideri affatto. Elaborare con lo stalker i suoi comportamenti - cercando di capirne le origini attraverso le relazioni significative precedenti, vissute all'interno del proprio contesto familiare - consente di arrivare a una ridefinizione che sposti l'attenzione dal bersaglio attuale - la vittima - a disagi precedenti. Questi spiegherebbero il significato che il paziente attribuisce all'abbandono. Questo tipo di elaborazione incide sull'ossessione amorosa smorzandola.
Conclusioni
Violare la libertà di un altro individuo è un reato, ed è anche un reato grave, dobbiamo quindi sapere che c'è la Legge che ormai da oltre due anni punisce chi si prende la libertà arbitraria di condizionare la vita altrui. Ma dobbiamo anche sapere che dietro ai comportamenti di stalking c'è una sofferenza o difficoltà personale.
La Legge dunque è una tutela alla sicurezza personale.
La Psicologia è una forma di aiuto sia alla vittima sia al persecutore che, se non "curato", può agire il suo comportamento in forma reiterata.
Vittima e persecutore sono "protagonisti" di un profondo disagio psicologico e ciascuno necessita di un supporto e di un intervento clinico mirato. Dal 2002 l'Osservatorio Nazionale Stalking è attivamente impegnato nell'aiutare le vittime offrendo loro servizi di consulenze legali e psicologiche.
Le ricerche condotte dall'O.N.S. insegnano però che non è possibile aiutare la vittima di stalking finché non si agisce sul persecutore. Nel 2007 l'O.N.S. ha quindi istituito il Centro Presunti Autori (con diversi sedi sul territorio nazionale) al fine di poter offrire percorsi volti al recupero e al trattamento di quanti abbiano commesso reati di stalking.
Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare...